I colori del lutto nel mondo: una panoramica

  • Da sempre, ogni popolo e religione associa alla morte specifici colori e, con quei colori, celebra i defunti. Si tratta di tradizioni funebri antiche, vicine e lontane da noi, che offrono uno spettro di affascinante diversità.
  • In Occidente è costume, da millenni, associare la morte ai colori più scuri. Prima del nero, però, c’era il marrone.
  • Dai ritrovamenti rupestri fino ai sarcofagi alle celebrazioni induiste, passando per gli Egizi: la tradizione antichissima del rosso legato alla morte.
  • Nell’estremo Oriente, il bianco è il colore del lutto: omaggio al defunto, simbolo di un’esistenza futura oltre la morte, metafora della purificazione dell’anima.
  • Tra i colori del lutto, il viola è ancora molto vivo nella nostra tradizione: è il colore dei paramenti sacerdotali in Quaresima e in occasione delle celebrazioni funebri.

Uno spettro di affascinante diversità

Nel mondo globalizzato è sempre più comune venire a contatto con tradizioni diverse dalle proprie. Questo riguarda ogni ambito della nostra vita, anche quello legato alla morte. Da sempre, ogni popolo e ogni religione associa alla morte specifici colori e, con quei colori, celebra i defunti. Si tratta di tradizioni funebri antiche, vicine e lontane da noi, che offrono uno spettro di affascinante diversità. I colori del lutto sono elementi propri delle varie culture che vale la pena conoscere. Con questo articolo andiamo ad approfondire i colori del lutto più diffusi, ponendo l’accento sull’aspetto religioso e culturale.

Le sfumature del nero nella società occidentale

Per noi occidentali è costume, da millenni, associare la morte ai colori più scuri. Vi sono tracce di questa tradizione ben prima dell’avvento del cristianesimo.

  • Nell’antica Grecia, per esempio, durante i riti funebri, era costume sacrificare animali dal pelo scuro alle divinità sotterranee, prima della cremazione.
  • Dal canto loro, le tradizioni funebri romane prevedevano che i familiari maschi accompagnassero il corpo del defunto vestiti con i lugubria, abiti da lutto neri.

Per quanto riguarda la cultura cristiana, il nero ha una storia tutto sommato “recente”. Per tutto il Medioevo e per gran parte della storia moderna, infatti, ai funerali si era soliti vestire il marrone, soprattutto per una questione economica. Tingere di nero gli abiti voleva dire unire diverse tinture, qualcosa che solo le persone più ricche potevano permettersi. A introdurre questo costume è l’Inghilterra, dove vestire di nero nelle occasioni pubbliche, come i funerali, era simbolo di superiorità sociale. Esempio di questa tradizione funebre è la regina Vittoria, che indossò abiti neri per quarant’anni, dopo la morte del marito Alberto. Dall’Inghilterra, complice la Rivoluzione Industriale, il nero come colore del lutto si diffuse in tutto l’Occidente.

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Colori del lutto: il rosso ha una storia antica

Tra i colori del lutto nel mondo, il rosso si ritaglia un ruolo da protagonista.

  • Sono accertate decorazioni rosse in molte tombe e spoglie preistoriche.
  • Da qui, una scia cremisi ci porta all’antico Egitto, dove le salme venivano avvolte in drappi rossi e di rosso erano vestiti gli officianti ai riti di sepoltura. Il legame più ovvio tra il rosso e la morte è il sangue, in un contrasto vitalistico con il pallore dei defunti.

Se si parla di rosso utilizzato nelle occasioni di lutto nelle diverse culture del mondo, è impossibile non citare l’India. Qui sopravvive la tradizione egizia: è ancora comune, infatti, partecipare in rosso ai funerali. Yama, principale divinità induista dell’aldilà, è raffigurato sempre in abiti rossi, con occhi fiammeggianti, armato di spada e scudo. Del resto, un altro legame che il rosso ha con la morte è il forte immaginario mondiale dell’aldilà come dimensione infuocata, rossa. Unico accenno di rosso nella tradizione funebre occidentale è il funerale del papa, dove i paramenti dei prelati sono cremisi.

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In Oriente si usa il bianco

Il bianco, come simbolo di lutto nella tradizione orientale, ha un storia antichissima, che va dal Giappone alla Cina. Solitamente, è associato alle ossa e al pallore dei cadaveri, ma non solo. Il bianco rappresenta nelle religioni orientali, da quelle animiste fino al Buddhismo, un omaggio al defunto. Questo colore è il simbolo di un’esistenza futura oltre la morte, una metafora della purificazione dell’anima prima della reincarnazione. Sapevi che:

  • in Cina è anche oggi tradizione evitare l’abito bianco durante le festività o scambiarsi regali confezionati in bianco.
  • Per il Giappone il bianco era, invece, la tenuta formale per i funerali fino al 19° secolo.

Va detto che, grazie alla globalizzazione, anche in estremo Oriente si sta diffondendo l’abitudine di vestire di nero ai funerali. Senza, tuttavia, che questa abbia compromesso la presenza del bianco tra i colori del lutto nel mondo orientale.

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L’attualità antica del viola

Tornando alle nostre latitudini, tra i colori del lutto merita una menzione anche il viola, che tutt’oggi ha ancora molta rilevanza nella tradizione funebre cristiana cattolica. È il colore dei paramenti sacerdotali in occasioni importanti come l’Avvento o la Quaresima. Anche durante la commemorazione dei defunti, o per le celebrazioni funebri, il viola rimane il colore liturgico di riferimento.
È un’attualità antica, quella del viola, che mescola sacro e profano. Nel Medioevo, infatti, per tutte le quaranta giornate che precedevano la Pasqua era vietato ogni tipo di spettacolo pubblico. A causa di ciò, le compagnie teatrali non avevano modo di guadagnare con la loro arte e facevano la fame. Gli attori iniziarono, quindi, ad associare al viola quaresimale la loro sfortuna economica. Un’associazione che resiste ancora: in ambito artistico, si tende a evitare questo colore, tanto sul palcoscenico quanto in platea.